Anche quest’anno ho vinto IL VIAGGIO E L’ISCRIZIONE alla mitica Vasalopet la granfondo più rinomata del mondo. Si svolge la prima domenica di marzo in Svezia, nel regno della tecnica classica, e su di un percorso di 90 chilometri!.Parto nel quinto gruppo. Felice di questa nuova avventura mi preparo , sci in fila con altri 3000 del mio gruppo , zaino pronto con piumino che levo l’ultimo minuto aggancio gli sci ho un freddo tremendo e manca ancora mezzora alla partenza .Aspetto il botto del cannone per partire sulla stessa strada di Gustav Vasa: nel 1520 si trovava a Sälen, a circa 400 chilometri da Stoccolma, dopo essere fuggito da Mora dove aveva cercato invano di coinvolgere i contadini in una rivolta contro gli invasori danesi. I contadini di Mora avevano cambiato idea però, e mandarono due sciatori per cercarlo e convincerlo a tornare per organizzare la rivolta. Insieme ripercorsero il tragitto da Sälen a Mora e più tardi, ottenuta l’indipendenza, Gustav fu nominato re di Svezia.
La prima Vasaloppet (la gara di Vasa, letteralmente) venne disputata nel 1922 da 136 sciatori.
Oggi, pur rimanendo un’importante competizione agonistica senza perdere le caratteristiche di manifestazione tradizionale, continua a richiamare migliaia di sciatori provenienti da tutto il mondo.
Accanto, o forse meglio dire, dietro ai professionisti, partono più di 18.000 fondisti.
Ma il botto del cannone non lo sento: deve essere troppo lontano. Sento solo un urlo corale che fa vibrare tutto e poi vedo le mani alzate di migliaia di persone.
“Fra qualche minuto ci muoviamo anche noi…!”. E infatti subito dopo siamo presi nell’onda. Via di braccia, coi bastoni vicini vicini. Le punte sulle code di quello davanti. Siamo già fermi. E di nuovo via a spingere. E ancora fermi. Temo quelli dietro che mi vengano addosso. Poi di nuovo via veloci. La pista inizia a curvare a destra ed a salire. Sciolina ok. Fermi. Procedo a passetti puntellandomi coi bastoni. Non metterli troppo in fuori che te li spaccano. Si ma così scivolo. Mi fan già male le braccia ad andare avanti così.
Smågan: primo ristoro e primo cancello orario..Il percorso sale leggermente. Meglio. Un po’ di alternato; si risparmiano le braccia. Un cartello ogni chilometro: che incubo. 70 km to Mora. Bene.
Saliscendi.
Mångsodarna:
Adesso si scende decisamente. 10 chilometri fino a Risberg. Laghi, motoslitte. Svedesi seduti su pelli di renna attorno ai fuochi accesi sulla terra rubata alla neve. “Heja! Heja!”. Sorrido a chi mi incita.
Salita prima di Risberg.
13 km per Evertsberg. Saliscendi continui. In discesa a uovo, i gomiti sulle ginocchia così la schiena si riposa. Siamo a metà del percorso. Ingurgito un po’ di succo di mirtillo: non è così tremendo.
Via, in discesa. Quasi inciampo su me stessa. Ecco la strada, finalmente, che costeggia la pista. Il ristoro sarà vicino. Discesa in un’enorme radura circondata da un bosco di betulle.
36 km to Mora. Ma dove cavolo è ’sto ristoro? Ancora tantissima gente attorno alla pista. Se c’è la strada c’è anche il ristoro.
Quanto ho fatto da Risberg? Non mi ricordo più se ho passato i 36 o i 35. Gli sci tengono ancora ma io sono sfinita solo la mente è lucida e decisa.
Oxberg: 28 to Mora. Bosco di betulle. Per molti tratti solo noi concorrenti. Con tutta sta gente è da ore che non parlo con nessuno.
Poi di colpo un sacco di pubblico. “Heja! Heja!”. Ristori “spontanei”. Succo di mirtillo, arance, coca cola e banane.
Costeggiamo un lago che non finisce più. 90 chilometri: se ci penso razionalmente è pura follia. Che strano, pensavo di essere più sfinita. Sarà la baretta che ho mangiato ….
Hökberg. Tanto per cambiare un “berg”. Infatti è in salita. Sono gli ultimi 20. Ora so che ce la posso fare. Il sole comincia ad arrivare di traverso tra le betulle. C’è una luce splendida. E un gran silenzio.
Eldris: 9 km.. Finalmente del tè…macché è brodo! Ho la bocca impastata. Più bevo più mi sembra di avere sete.. Il bosco è bellissimo a quest’ora. Mi guardo un po’ in giro per non pensare alle braccia: non ce la fanno quasi più. Cerco una vaga traccia di binario, invano. Cado; beh, è solo la prima volta che cado. Crampo alla pianta del piede.
Non devo pensare altrimenti non mi passa più. Solo andare. E invece penso. Al traguardo con la sua scritta: sulle orme dei padri per le vittorie future. Lo ripeto come una litania, quasi un mantra: ”I fäders spår f?r framtids segrar, I fäders spår, I fäders spår”.
5 km to M?. L’arrivo. 4 chilometri. Deve vedersi il campanile tra poco. 3 km. Deve esserci una salitina poi prendo fiato sulla discesa.
Il sole non si vede più. Peccato. 2 km. Veramente? Ecco le roulottes del campeggio. Me l’aveva detto qualcuno: quando vedi il campeggio vuol dire che ce l’hai fatta.
Il campanile è vicino, ora. Sembra che si muova.
1 km. Veramente ce l’ho fatta? Ecco l’ultimo ponte e la curva che immette nel viale principale di Mora. …I fäders spår, I fäders spår …
Quanta gente ancora: non sono stufi di vederci passare? I primi saranno passati cinque ora fa!
Che strano; ho ancora un po’ di energia nelle braccia. Un corridoio di gente che urla, la bocca impastata, i piedi dolenti, il respiro che incespica in gola, le bandiere, la schiena a pezzi, le lacrime agli occhi… il traguardo! 6ore54minuti felicissimaaaa Prendo il pulman per le doccie e dove trovo il mio zaino …cerco il cellulare telefono alla mamma avvisando che sono arrivata. Sul pulman solo io Italiana non capivo nulla. Arrivo doccia e pranzo ora sono come nuova ma con un esperienza in più.
|