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RIVA DEL GARDA – GRAN ZEBRU’ 01/05/2007

Martedì 24 Aprile 2007,

le gambe ancora mi duolgono per la gara di domenica, la Oetzi marathon in Val Senales, ma la fatica appena conclusa non basta ad allontanare il mio pensiero dalla prossima sfida che si avvicina velocissima : Riva del Garda – Gran Zebrù . L’avventura mi è stata proposta dal mio amico Paolo Degasperi di Sardagna , mai fermo neanche lui , sempre alla ricerca di nuove sfide e nuovi stimoli da assorbire. Penso che sarà la prima sfida di una definita tipologia che andrò ad affrontare , la prima di molte altre che seguiranno, sempre che la famiglia e il lavoro e la salute me lo permettano.. Saranno circa 200 km con la bici da corsa , da Riva del Garda a Solda , praticamente 2000 metri di dislivello da fare quasi interamente nell’ultimo tratto durissimo che arriva appunto alla funivia di Solda.Terminata questa fatica calzeremo gli sci d’alpinismo e saliremo in cima al Gran Zebrù a mt. 3851, nobile montagna che si eleva con forme eleganti sulla cresta principale, all’unione delle valli di Solda, di Cedèc, di Zebrù. E’ la più bella cima del Gruppo dell’Ortles , viene chiamata anche Konigs –Spitze, la Cima del Re, toponimo derivato dall’aspetto maestoso della montagna verso la valle di Solda, se vista da Nord Ovest quale aguzza piramide o da Nord Est con la sua formidabile parete di ghiaccio o da Sud Est per i suoi profili regolari. Se le condizioni ce lo permetteranno proveremo a salire dal canalino Minnig che sale fino quasi in cima con pendenze che variano dai 40 ai 50°.

Lunedì 30 Aprile 2007,

gli zaini stanno prendendo forma. Prendo la piccozza, i ramponi e nello stesso tempo dò un occhiata alla bici, la quale sembra passare in secondo ordine rispetto alla montagna che ti cimenti a salire, ma sarà colei che ti permetterà di giungere ai piedi della stessa, e sarà lei a dire quante energie ti sono rimaste ancora in corpo per permetterti di fare quello che tu ti accingi a fare. Sembra di tornare ai tempi di Hermann Buhl, quando per raggiungere i punti di partenza delle sue scalate , si spostava per centinaia di chilometri con una bici pesantissima, carico di zaino e scarponi. Niente a che vedere con noi, biciclette in carbonio e zaini che ci aspettano al termine del percorso “ciclabile”, ma che però ci fan lo stesso sentire emuli moderni del grandissimo Hermann. Alle 22 ci troviamo tutti a Volano, tenteremo l’impresa io Paolo Degasperi e Marcellina Dossi. Durante il percorso in bici ci faranno l’assistenza Sergio Lorenzi e Jenni Quarella . Mentre per la parte alpinistica Roberto Toller penserà a prendere cura lui di farci salire nella direzione giusta.

Martedì 1 Maggio ,

Il trasferimento in furgone a Riva del Garda, ci sentiamo pronti... Eccoci un attimo prima della partenza in Piazza a Riva del Garda

si parte , siamo in centro a Riva del Garda è mezzanotte meno qualche minuto ma non importa , le statistiche non sono così importanti da tenerci fermi ad aspettare l’ora esatta, la gente ci guarda incuriosita mentre sfiliamo tra le vie del paese con le nostre pile accese sulle biciclette. La voglia di partire è incontenibile, quindi via andiamo e mentre pedalo cerco di controllare anche la velocità, so che non dobbiamo esagerare soprattutto all’inizio, le forze saranno necessarie fino questa sera quando saremo di ritorno alla macchina. Cerco di rimanere sempre sotto i 30 km/h, dietro di noi Sergio e Jenni ci seguono con il furgone , le luci illuminano la strada a giorno e le quattro frecce accese ci tengono lontano dai pericoli degli automobilisti “del sabato sera”. Con questa tranquillità aggiunta dopo aver passato Arco,Dro e Vezzano raggiungiamo Cadine dove la strada ricomincia a scendere fino a Trento. Oltrepassiamo le gallerie dove sento il freddo entrarmi fino nel profondo delle ossa. Giunti a Trento percorriamo il tratto fino a Lavis in ciclabile per poi riprendere la normale fino al ristorante “ La Cacciatora” dove in ciclabile arriviamo fino a Ora.

Con il furgone alle spalle ci sentiamo più sicuri Alle prime luci dell'alba tutto sembra andare come previsto..

Subito dopo Ora verso le 02:30 salutiamo il nostro amico Carabiniere Andrea Gottardi , di servizio in quel momento ma sicuramente con un occhio vigile per verificare il nostro passaggio. Intanto che pedaliamo l’umidità si fa sentire e le ginocchia se pur coperte con i gambali mi fanno ricordare la 24 della Val Rendena, dove un po’ anche lì per l’umidità e un po’ per i chilometri percorsi si ha un fastidio acuto nel punto centrale delle stesse, che solo alzandoti e pedalando in piedi sui pedali riesci a eliminare per un breve momento. Arrivati a Bolzano sbaglio strada e mi ritrovo nella nuova galleria che arriva proprio alle porte di Bolzano. Cerco di percorrerla nel minor tempo possibile per evitare “grane” ma appena fuori dalla stessa il Sergio e la Jenni vengono fermati da una pattuglia della Polizia stradale che per non smentirsi gli appioppano una multa stupidissima per aver percorso la galleria con le 4 frecce accese. Li aspettiamo sulla normale della Bolzano –Merano , all’altezza dell’ospedale dove ci raccontano il fatto e arrabbiati per l’accaduto riprendiamo a pedalare con un bel po’ di nervoso pensando alla non tolleranza di molta gente in divisa la quale non capisce come applicare le leggi in situazioni particolari. Penso sia stato questo a farci percorrere il tratto fino a Merano ad una velocità esorbitante, penso che il tachimetro non sia mai sceso sotto i 35 Km/h fino a quando abbiamo visto il cartello di Merano.

Siamo ormai a Prato allo Stelvio , iniziamo la salita Un attimo di pausa a Gomagoi prima dello strappo finale.

Qui abbiamo sicuramente lasciato un po’ di forze che ci verranno meno quando richieste più avanti. A Merano giriamo un po’ in tondo per trovare la direzione giusta verso la Val Venosta, quindi per non perdere troppo tempo decido di passare sulla normale davanti alla birreria Forst. Salendo Marcella fa il ritmo quindi arriviamo a Tell e poi a Naturno. Sono quasi le sei del mattino e ci fermiamo in un area di servizio a rifocillarci un attimo . In quel momento arriva con la sua macchina anche Robertino che ci farà l’assistenza per la salita al Gran Zebrù. Ci diamo appuntamento alle 8 a Solda così può ripartire e riuscire a fare ancora un paio di ore di sonno visto che per lavoro non ha potuto dormire più di tre ore prima di alzarsi per venire ad assisterci nella nostra impresa. Ripartiamo e arrivati a Prato alla Stelvio sono ormai le sette. Incomincia la salita. Paolo rimane un attimo indietro preferisce venire su pian piano gestendo a dovere le sue energie mentre Marcella sale più pimpante abituata a non rallentare mai soprattutto quando il terreno si fa più duro, io la seguo . Sergio intanto fa la spola tra noi e il Paolo incitandoci e tenendoci su il morale con delle battute di tanto in tanto. Arrivati a Gomagoi , dove la strada dello Stevio si divide per Solda decidiamo di attendere il Paolo e fare alcune foto poi ripartiamo. Decido di fare gli ultimi 9 chilometri che ci dividono dal cambio con gli sci un po’ più veloce per arrivare in cima un attimo prima ed iniziare a cambiarmi per poi dare spazio ai miei compagni. I primi 5 chilometri sono veramente duri ma dopo la strada spiana abbastanza e ci si può permettere una pedalata meno sofferente..Arrivo al parcheggio della cabinovia degli impianti di risalita di Solda guardo il contachilometri, segna esattamente 200 Chilometri e seicento metri! Lì c’è Roberto che ci aspetta pronto a darci tutto l’aiuto possibile , mi conferma anche lui che pur essendo una giornata di sole il giorno prima ha nevicato senza sosta e sarà dura batter pista..inoltre il meteo ha previsto brutto nel pomeriggio e bisognerà fare in fretta… Intanto arrivano anche Marcella e Paolo. Sul furgone mangiamo un piatto di riso caldo preparato dalla Marcella la sera prima ma riesco a gustarlo ben poco , dopo aver mangiato barrette energetiche fino ad un attimo prima , mi sembra che il riso sia un piatto insulso e non riesco neanche a finire una manciata di chicchi. Riprendo a vestirmi : tuta d’alpinismo , imbrago , arva acceso , picozza ramponi , giubbino , infilo nello zaino anche la giacca pesante visto le prospettive.., sci e zaino in spalla. Via per il secondo gradino dell’impresa, sicuramente quello più duro.

Infilati gli zaini in spalla si parte subito per l'attacco al Gran Zebrù Mentre saliamo il tempo non promette niente di buono..

Con noi salgono anche Jenni, e Sergio.Iniziamo a salire a piedi lungo la strada di detriti che porta direttamente alla funivia intermedia che sale alle piste da sci di Solda. Il sole si è già mangiato tutta la neve dobbiamo camminare fin ben oltre l’intermedia. Messi finalmente gli sci ai piedi ci portiamo fin all’estremità sinistra della parete, all’attacco del camino minnig. Siamo a 2.600 mt. di altitudine e la stanchezza comincia già a ledere le nostre barriere protettive e insieme alle forza comincia a mancare anche la motivazione. Sergio e Jenni decidono di fermarsi, per oggi ne hanno avuto abbastanza. Paolo sembra molto stanco e cerco di spronarlo per continuare nell’impresa ma non c’è né bisogno perché capisco dalle sue parole che si fermerà solo in caso di morte..Marcella lamenta dolori alla schiena ma anche Lei non dà cenno di rinunciare all’impresa, proseguiamo . Calzati i ramponi ai piedi, Roberto comincia a farci strada lungo il ripido camino percorso nella notte da una valanga , a fatica lo attraversiamo ma la neve oltre a essere pesante e bagnata non ci permette neanche di vedere una via diretta verso l’alto e quindi continuiamo a zigzagare tra le rocce per trovare la strada più diretta . Ci vogliono due ore per uscire dalle rocce e arrivare sul ripido pianoro, saremo intorno ora ai 3.500 mt.

Paolo Degasperi si è preparato molto bene per questa avventura Io e Marcella scherziamo prima di iniziare il Camino Minnig

Abbiamo percorso solo 900 mt. di dislivello in due ore e siamo ormai alla “frutta” ma nessuno vuole mollare. La mia preoccupazione è l’orario , sono le 14:15 e il tempo passa in fretta. Continuiamo a salire penso tra di me che non c’è fretta, piano piano arriviamo in cima. Nel frattempo è calata una nebbia che piano piano ci avvolge ma non ci ferma.Saliamo ancora passo dopo passo udiamo solo il rumore dei ramponi che si affondano nella neve, Roberto è bravissimo sale con un passo più corto del suo normale per agevolare Marcella nel seguire la sua traccia. La salita ora sembra meno ripida ma la nebbia è intanto sempre più fitta , la visibilità non è maggiore di 10 metri ed ha ora incominciato a nevicare. Roberto si ferma e come stavo temendo chiede sul da farsi. Proseguire è pericoloso, rischiamo di non trovare più la strada per la discesa, oltre a faticare per trovare quella della salita. Chiedo a Paolo cosa ne pensa ma mi risponde che per lui è indifferente, chiedo anche a Marcella che non ha dubbi , vuole scendere, è troppo rischioso e siamo troppo stanchi. Sono le 15:15 guardo l’altimetro che segna 3.650 mt. mancano ancora 200 mt alla vetta e alla fine della ns. impresa. Mi dispiace rinunciare ora, quindi chiedo a Roberto di proseguire ancora vediamo se fra qualche minuto penso magari il tempo migliora…

Eccoci all'attacco del camino Minnig, la neve è fresca... Uno squarcio di sole fuori dal camino ci fà sperare nell'impresa

Senza un’ indecisione Roberto riprende il cammino ma in pochi secondi scompare davanti a noi nella tormenta, allora rifletto che non è possibile proseguire in queste condizioni e lo chiamo per fermarsi, dobbiamo urlare tutti per farci sentire da lui , la tormenta copre le nostre voci seppure siamo tutti nello spazio di una decina di metri. Si torna giù dico a tutti che sembrano accogliere di buon grado la mia decisione ma vedo dalle loro facce una inconfondibile espressione di delusione, tutta questa fatica e dover tornare senza aver toccato il punto più alto della ns. scommessa, non ci siamo riusciti , la montagna del Re ci ha sconfitto.Io e Roberto scendiamo con gli sci molto lentamente , mentre Marcella e Paolo scendono come sono saliti con i ramponi ai piedi . La neve picchia forte sui nostri volti e in pochi minuti ha già coperto le nostre tracce della salita, dobbiamo rimanere molto concentrati è un attimo fare un passo falso e scivolare per centinaia di metri . Rimaniamo sempre tutti e quattro molto vicini cercando anche io e Roberto di seguire il percorso seppur più stretto dentro il camino di Marcella e Paolo. Marcella è arrivata al suo limite le sue forze residue ora non la sorreggono più e arrivati al termine del camino l’aiuto a togliersi i ramponi e a calzare gli sci , ora la nebbia è meno fitta e possiamo proseguire per il pendio di neve tenendoci lontano dagli evidenti crepacci. Per Marcella ogni curva è un supplizio ma a breve siamo sul terreno , togliamo gli sci e ci incamminiamo per la strada verso il parcheggio dove ci aspettano Genni e Sergio . Sono le 18:30 ! Rimango sorpreso perché mi rendo conto che siamo tutti felici , ridiamo e scherziamo su qualsiasi cosa siamo euforici io , Paolo e Marcella abbiamo condiviso un esperienza indimenticabile, impossibile per noi fino alla pianificazione della stessa, Roberto è stato grande nell’aiutarci nella parte alpinistica, Sergio e Jenni nel tratto in bici hanno fatto un’assistenza degna del Giro d’Italia passando panini e bevande calde, siamo un bel gruppo penso , è veramente andato tutto bene e mentre ci vestiamo ogni tanto guardo in sù , la cima della “nostra”montagna , nel frattempo è tornata visibile , la tormenta è passata , e mi immagino che la montagna ci voglia dire : “ riprovateci siete forti e ce la farete , io rimango qui ad aspettarvi” .

Siamo appena fuori dalla bufera di neve, aiuto Marci a calzare gli sci Sono le sei e mezza di sera , arriviamo esausti alla macchina .

RINGRAZIAMENTI :









Roberto, la montagna è la sua vita. Sergio, il suo aiuto è stato essenziale... Jenny , fotografa esperta ed attenta.